quaderni di management 
bimestrale di cultura managerialeE.G.V.
  
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open source ed autoorganizzazione

Giancarlo Oriani


 

Il fenomeno Open Source costituisce una realtà ormai fortemente consolidata e con enormi prospettive di crescita. Una recente ricerca evidenzia che il 52% delle aziende sta sostituendo i server Windows con i server Linux.
 Quando si pensa all’Open Source immediatamente si pensa a qualcosa di gratuito. Non sempre si pensa invece a qualcosa che nasce secondo regole ben diverse rispetto a quelle dell’organizzazione tradizionale. Lo sviluppo di questi software è infatti un chiaro fenomeno di autoorganizzazione. Non esiste un preciso sistema di controllo dall’alto di ciò che deve avvenire. La direzione ed il controllo di qualità dello sviluppo del software avvengono invece secondo modalità che richiamano le metafore del mercato o, se si vuole, del darwinismo. Ogni persona può apportare le modifiche o le integrazioni che vuole, dal basso: quelle buone diverranno un bene comune, quelle cattive moriranno. Il risultato di questo sistema organizzativo viene ritenuto abitualmente superiore a quello di un sistema tradizionale, dotato di un centro di coordinamento. Il segreto del successo starebbe proprio nel fatto che le persone, pur lavorando gratis, sono estremamente motivate; che tutte le idee vengono messe in comune; che esiste un feedback da parte di una comunità di esperti; che le idee buone prosperano proprio sulla base di questa “approvazione” da parte della comunità.
 Il tema dell’autoorganizzazione è un tema caro a quaderni di management. Chi volesse incrociare le idee di questo focus con quelle di altri autori su altri temi, ma sempre nella direzione dell’autoorganizzazione di sistemi complessi, può ad esempio vedere l’intervista a Kolind, l’ideatore della “spaghetti organisation” nel numero 3 (gruppi di ricercatori che autoselezionano i progetti su cui lavorare); il modello delle formiche per i sistemi di distribuzione descritto da Gambardella nel numero 7 (il sistema non viene gestito dall’alto ma sulla base di regole di interazione locale come fanno le formiche); il focus del numero 9 sul Supply Chain Event Management; o l’articolo dei professori De Toni e Comello sul numero 13 (“L’emergenza dal basso è il futuro più affascinante per le organizzazioni”).
 Nell’ambito di questo focus sull’Open Source e nella consueta sezione “Letture straniere”, Ljungberg descrive i modelli open source come modelli organizzativi, visti appunto come una delle chiavi per comprendere le future forme di organizzazione. Si ricorre alla metafora del bazar, che può essere visto come una “economia del dono”, ma anche come un mercato. Il bazar è un’organizzazione virtuale fortemente basata sulla fiducia, con meccanismi di motivazione peculiari. Il sistema implica anche nuovi modelli di business.
 Gli articoli di questo focus affrontano i diversi aspetti legati all’Open Source. L’articolo introduttivo del professor Pilotti, dell’Università Statale di Milano, descrive gli scenari emergenti economico-industriali e di competizione. Ruffatti e Cazzin le configurazioni informatiche di progetti affondati in piattaforme OS. Farisatto evidenzia che un numero sempre più grande di aziende si avvicina a questo fenomeno cercando di valutarne rischi e opportunità, e propone un semplice modello per tali valutazioni, nel contesto di differenti strategie informatiche. Metallo e Salvatore analizzano la relazione esistente tra accettazione del software open source e valori individuali, valori attribuibili alla tecnologia e valori socialmente desiderabili. Pilotti e Ganzaroli indagano alcune implicazioni di policy relative alla gestione dei DRM, digital right management.
 L’articolo di Festo sullo Scenario Management ripropone il tema della gestione della complessità. Le aziende italiane stanno vivendo un momento critico di riposizionamento strategico. Uno sforzo importante che richiede di dotarsi di strumenti adeguati ad indagare il contesto e ad individuare strategie competitive adatte e condivise all’interno dell’azienda. Lo Scenario Management è uno di questi. La metodologia era già stata descritta nel numero 1 della nostra rivista: in questo numero si illustra invece un concreto caso applicativo, presso l’AUTEC di Vicenza.
 La sezione “Cosa ci aspetta nel futuro” ospita l’intervista ad uno dei più noti guru dell’organizzazione aziendale italiana, Gianfranco Dioguardi. Ripercorriamo con lui i temi della complessità e della semplicità nelle organizzazioni, della nuova frontiera da perseguire, della commistione tra cultura umanistica e manageriale.
 
 Buona lettura