quaderni di management 
bimestrale di cultura managerialeE.G.V.
  
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L’ e-government

Giancarlo Oriani


 

La voglia di crescita dichiarata nel primo numero del 2006 non può prescindere dalla competitività del sistema paese, e quindi dall’efficacia della sua pubblica amministrazione. Quest’ultima a sua volta non può prescindere nel XXI secolo dall’ICT.
Ed ecco quindi un focus sull’e-government. Nello stile di quaderni di management si cerca di affiancare l’inquadramento concettuale (l’introduzione del professor De Marco e l’inquadramento secondo la logica del ‘mosaico dell’e-government’ del professor Castelnovo) alle applicazioni (l’e-justice e il Comune di Venezia) al respiro internazionale (con un’occhiata all’ ‘e-government degli altri’, in particolare i danesi e i francesi).
Da questo quadro emerge che non si possono fare discorsi generali o semplicemente lanciare facili slogan. In sintesi, come evidenzia De Marco nell’introduzione, “ogni esperienza o programma di e-government va letto tenendo conto delle specificità organizzative, tecnologiche e professionali. Superando la retorica del cambiamento, la centralità dell’utente e delle attività rivolte ai destinatari dei servizi devono restare al centro dell’agenda manageriale”.
L’intervista a Mariano Frey, di Roland Berger, ci consente invece di mettere a fuoco quelli che dovrebbero essere gli indirizzi necessari per tutelare il futuro dell’industria italiana: una maggiore spesa in innovazione e la creazione di distretti ad alta tecnologia/alta qualità di servizi.
Per crescere ed innovare ovviamente il processo di creazione di nuove idee, o di soluzione innovativa di problemi, è un processo critico. Spesso le aziende affrontano però questa criticità con un approccio poco “attivo”, considerando una nuova idea frutto del caso o dell’istinto. Detto in altro modo, si ritiene che non esistano metodi per la creatività, e che non si possa dare sistematicità all’innovazione, la quale viene per tradizione considerata come essenzialmente casuale. La metodologia TRIZ si propone invece come un metodo per rendere maggiormente sistematica l’innovazione. Si tratta di un metodo che arriva dalla Russia, e forse per questo non è ancora molto conosciuto in occidente.
In numeri passati della rivista si è molto parlato di “pensiero sistemico” e di “gestione della complessità”. Tito Conti ci ricorda che è opportuno rivedere anche i concetti della qualità e del quality management nella prospettiva sistemica.