quaderni di management 
bimestrale di cultura managerialeE.G.V.
  
  < Torna all'indice

La formazione esperienziale: “testa e pancia in azione”

Scarica l'articolo in PDF Articolo

Massimo Targa


 

Il nuovo contesto competitivo facilita la crescita economica ed il successo sui mercati solo se si “apre” alla creatività ed alla autoimprenditorialità delle persone, in una parola allo sviluppo del capitale umano. Ciò impone la creazione di un nuovo modo di fare management focalizzato sullo sviluppo di una nuova forma di intelligenza, quella collettiva. Tale necessità fa cadere i presupposti tradizionali dello sviluppo manageriale e comportamentale in cui i ruoli erano standard, le professionalità precise e i processi definiti.
La formazione ha quindi l’obbligo di ripensare se stessa ed aprire a nuove competenze, contaminando saperi e linguaggi. La formazione esperienziale muove da qui, ma è necessario che non venga vista come il fine dell’intervento di sviluppo ma come un mezzo per un nuovo modo di apprendere.
Un nuovo modo che, attingendo dal divertimento, dall’intrattenimento, dall’arte, dallo sport e dagli hobby, crei un livello di forte coinvolgimento grazie all’attivazione, oltre che della sfera cognitiva, anche della sfera emotiva.
Per evitare però di cadere in facili mode, cruciale è il presidio del processo (dall’analisi dei bisogni alla verifica ex post dell’attività formativa) ed il focus sull’ambito di intervento (sviluppo organizzativo e sviluppo comportamentale e manageriale), al fine di individuare la più opportuna metafora di apprendimento.