quaderni di management 
bimestrale di cultura managerialeE.G.V.
  
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Logistica sostenibile

Giancarlo Oriani


 

Si chiude un anno in discesa per l’economia, un anno forse migliore di quello che seguirà. E’ tempo di discorsi su riduzione dei costi, cassa integrazione, budget in flessione, ecc.. Ma, invece di rinserrarci ancor di più nel nostro particolare, nella difesa della posizione, quaderni di management vuole finire quest’anno spingendoci a raccogliere ulteriori sfide. Quelle che si vorrebbero affrontare solo quando tutto il resto va bene e che invece devono essere affrontate subito, prima che sia troppo tardi.
Stiamo parlando dell’ambiente. La nostra rivista ha sempre mostrato particolare interesse ai temi della responsabilità sociale dell’azienda, e la responsabilità delle aziende verso l’ambiente è ora particolarmente critica. Soprattutto nel nostro paese, dove una parte dell’Italia, disinteressata al futuro dei propri figli, ritiene impossibile fare ciò che Francia, Germania e Regno Unito (non Greenpeace!) chiedono di fare.
Allora ripartiamo dalle azioni individuali, quelle che le singole aziende possono fare, dando l’esempio di come uno sviluppo sostenibile non sia solo necessario, ma anche possibile.
L’articolo introduttivo del prof. Panizzolo, coordinatore del focus di questo numero, fornisce un modello esemplificativo del Green Supply Chain Management, definito come un insieme di politiche messe in atto, di azioni intraprese e di relazioni costituite in seguito alla valutazione di potenziali problemi ambientali in riferimento alla progettazione, acquisizione, produzione, distribuzione, uso, ri-utilizzo, e disposizione dei beni e servizi di un’azienda. Vengono anche approfondite le criticità correlate all’implementazione della Reverse Logistics, definita come il processo di pianificazione, implementazione e controllo dell’efficienza e dei costi del flusso di materie prime, dei semilavorati, dei prodotti finiti e delle relative informazioni dal punto di ritiro all’origine, con il proposito di recuperare valore o conferire i prodotti scartati nelle appropriate strutture per lo smaltimento.
L’articolo di Colella sottolinea come, nonostante molte aziende preferiscano attendere la spinta normativa per impegnarsi verso la sostenibilità, le aziende leader che credono nella responsabilità sociale si attivano autonomamente, ottenendo non solo risultati concreti ma anche benefici economici. Vengono portati due casi, di Kimberly-Clark e Nestlé Waters.
Da Cortà nel suo articolo evidenzia come la filosofia lean possa venire in aiuto all’ambiente, almeno in teoria. Uno dei suoi capisaldi è infatti che si debbano utilizzare sempre meno risorse per realizzare sempre più valore. Questo può volere dire, dal lato degli input, risparmiare materie prime, energia, trasporti, ecc., mentre, dal lato degli output, pensare prodotti che diano solo ciò che vuole il cliente, e niente di più. 
Questo numero della rivista ospita anche l’intervista a Liker, uno dei massimi conoscitori mondiali del sistema Toyota, e quindi della filosofia lean. Egli sottolinea come si tratti di un modo di pensare, che va compreso con un viaggio lungo e difficile. Non si possono cercare scorciatoie, non si possono semplicemente implementare strumenti e metodi, non si deve correre il rischio di pericolose fughe in avanti. La lezione essenziale è che i manager dovrebbero “capire prima i principi propri della Toyota, poi costruire le proprie capacità utilizzandoli. E dovrebbero fare ciò lentamente, passo dopo passo”.
   Last but not least, il corporate blogging. La rivoluzione del web 2.0, del social commerce, del social networking, non poteva non portare la “conversazione permanente abilitata dalla tecnologia”, propria del blog in generale all’interno dell’azienda sotto forma di corporate blog, definito nell’articolo di Teruzzi e Grandicelli “un nuovo strumento di comunicazione e marketing verso l’esterno e allo stesso tempo anche un mezzo di contaminazione del know how interno tra i collaboratori di una stessa azienda”.