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La crisi come stimolo all’evoluzione del Project Management

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Giulio Beltrami


 

Ruggero Nocerino ha giustamente osservato che l’attuale carenza di risorse finanziarie dovrebbe stimolare una più rigorosa adozione del project management (PM), per minimizzare costi e rischi di sviluppo dei nuovi beni e soprattutto servizi, che il mercato chiederà spontaneamente o che potrà essere indotto a desiderare, anche in questo periodo di recessione economica.
D’altra parte un economista come Enzo Rullani ci mostra come all’origine della crisi non ci sia solo la nota speculazione finanziaria, con eclatanti problemi morali riparabili con un po’ di buona volontà, ma anche l’effetto perverso della globalizzazione cognitiva, indotta dall’ICT con la de-materializzazione e Internet, sulla nascita di prodotti e servizi innovativi: globa- lizzazione cognitiva che è illusorio voler ostacolare, essendo strutturale e autogena e d’altronde auspicabile e auspicata, per le “ottime sorti” del nuovo Millennio.
Nell’articolo si analizzano i requisiti del PM dovuti alla stretta finanziaria, che si spera temporanea, e alla globalizzazione cognitiva, con cui dovremo convivere, e preferibilmente godere, d’ora in poi; quindi si ipotizza una adeguata innovazione, anche a livello paradigmatico, degli strumenti e metodi usuali del PM, per far fronte a tutto ciò.