quaderni di management 
bimestrale di cultura managerialeE.G.V.
  
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Organizzare e gestire persone: insegnamenti dalla Regola di S. Benedetto

Padre Ignasi Maria Fossas i Colet, Maria Cristina Bombelli


 

Correva l’anno 500 e sullo sfondo della dissoluzione dell’Impero Romano, un giovane di Norcia decise di ritirarsi dal mondo per intraprendere la via monastica. San Benedetto, dopo un periodo vissuto da eremita, si propose di dedicare la vita ad altri monaci e fondò una vasta comunità di dodici monasteri, ognuno con dodici monaci e un abate, con il compito di guida. Per organizzare la comunità egli, negli anni successivi compose una Regola, prendendo spunto da alcune precedenti, ma rielaborandole in modo sostanziale, combinando l’insistenza sulla buona disciplina con il rispetto della personalità umana e delle capacità individuali.
I due cardini della vita comunitaria sono l’idea di stabilitas loci (l’obbligo di risiedere per tutta la vita nello stesso monastero distinguendosi dai monaci itineranti allora molto diffusi), e la conversatio morum, cioè lo stile di vita proprio dei monaci, la pietà reciproca e l’obbedienza all’abate, cardine di una vita ben ordinata nella quale si alternano preghiera, lettura e lavoro.
Due le intuizioni che da quel tempo lontano risuonano nelle nostre vite moderne e che ci fanno riflettere non solo da un punto di vista individuale ma anche organizzativo e di sensemaking. La prima l’esplicitazione di una Regola che, avendo come obiettivo la costruzione della coesione interna in gruppi di monaci tra loro molto distanti e soggettivamente autosufficienti, riuscisse a definire senza ingabbiare delle modalità di convivenza il più possibile armoniche ed efficaci. La seconda è l’inserimento del lavoro, a pieno titolo, nella costruzione dell’identità individuale. La proposta “ora ed labora” supera l’isolamento del monaco che deve dedicare la sua vita alla preghiera, e lo restituisce ad una comunità operosa, che si confronta con la sopravvivenza quotidiana, senza nulla togliere allo spessore della vita spirituale.
Il lavoro che viene presentato intende rileggere il contributo di San Bendetto nella sua modernità, sottolineando come, ben prima delle scuole manageriali, un gruppo sociale dovesse confrontarsi con alcuni elementi costanti quali la definizione di alcuni ruoli organizzativi, la descrizione di regole bilanciate tra riproducibilità e ufficialità, da un lato, e libertà di interpretazione dall’altro. Questi elementi, associati alla descrizione di una leadership concreta, quella dell’Abate, liberamente eletto dal gruppo, ma poi depositario di un potere molto elevato, e alla elaborazione di un sistema motivazionale e correttivo, rendono la rilettura della Regola Benedettina non solo un momento interessante dal punto di vista storico e culturale, ma anche uno spunto di riflessione circa gli elementi costanti che caratterizzano una comunità sociale, impresa compresa.