quaderni di management 
bimestrale di cultura managerialeE.G.V.
  
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Bisogno di certezze

Giancarlo Oriani


 

Per la terza volta quaderni di management dedica spazio a Rock ed alla sua neuro leadership (le altre volte è stato nei numeri 25 e 29 del 2007). L’aspetto interessante di questi articoli è che credenze intuitivamente consolidate, anche se non sempre completamente condivise, vengono “tradotte” nelle basi biochimiche del cervello. Ad esempio, nell’articolo di questo numero si evidenzia che le attivazioni neurali e le reazioni chimiche legate ai fattori sociali sono le stesse legate a situazioni di minaccia alla stessa sopravvivenza. L’uomo si configurerebbe dunque come un essere profondamente sociale, i cui bisogni sociali sono altrettanto importanti non solo di quelli economici ma anche di quelli fisiologici (mettendo così in discussione la piramide di Maslow).
Un altro aspetto interessante dell’articolo è che l’uomo ha un forte desiderio di certezze, al punto che uno stato di incertezza elevata può ridurre la concentrazione e le prestazioni. Strategie di riduzione della complessità, dunque, se da un lato semplificano il mondo e per ciò peggiorano le prestazioni, dall’altro riducono l’incertezza migliorando per ciò le prestazioni. Come dice ad esempio Rock: “anche suddividere progetti molto complessi in sottofasi può aiutare a creare la sensazione di sicurezza. Per quanto sia altamente improbabile che tutto proceda come pianificato, le persone funzionano meglio perché il tutto appare meno ambiguo”. Questo aspetto pone ulteriori riflessioni sul tema spesso trattato in questa rivista del rapporto tra complessità e semplificazione nel management.
Riflessioni altrettanto suggestive nascono dalla lettura del breve articolo dedicato a Rother, esperto americano del sistema manageriale della Toyota. Si evidenzia come nell’approccio occidentale “si definisce il piano per raggiungere il risultato inizialmente definito. Successivamente viene elaborato un piano d’implementazione suddiviso in singole fasi e poi ad ogni fase vengono assegnate le responsabilità – con il risultato che le singole persone non si concentrano più sul piano globale, ma solo sulle singole fasi  e sulle loro specifiche responsabilità”. Su questo modo di agire Rother pone alcune domande: “Come possiamo sapere all’inizio di un percorso verso una nuova situazione, quali saranno i passi migliori da fare per raggiungere gli obiettivi fissati? Come possiamo addirittura calcolare il percorso migliore? Come si può prestabilire una soluzione, se non si sa esattamente cosa ci aspetta dopo la realizzazione della prima fase?” Rother evidenzia che l’approccio in Toyota è diverso: “per mobilizzare le competenze dei collaboratori alla Toyota viene applica una metodologia iterativa, una metodologia più ipotetica che direttiva. L’approccio Toyota dice che la strada per il raggiungimento degli obiettivi spesso si trova nel buio e che esistono tante strade ancora sconosciute. Se ci troviamo all’inizio della strada e abbiamo una torcia in mano, con questa torcia è solo possibile vedere una parte del sentiero. Quando poi percorriamo questo sentiero, scopriremo altre cose e vincoli, equivalenti a barriere o a idee di miglioramento, che non abbiamo visto quando abbiamo elaborato il piano e quando abbiamo fatto i nostri calcoli iniziali.
Da questo dobbiamo imparare ed eventualmente anche definire altre fasi successive”. E’ quindi l’apoteosi di un metodo flessibile, per prove ed errori, volto all’apprendimento e a cogliere le opportunità. Ancora una volta il cuore del toyotismo non sono le tecniche, ma la mentalità.
   L’intervista a Castelli, CIO di Eni, si presta a diversi piani di lettura:
• il racconto di un grande cambiamento organizzativo, in cui la comunicazione e la formazione hanno giocato un ruolo centrale, e durante il quale sono stati utilizzati tutti i più “moderni” strumenti organizzativi (comunità, disseminatori di conoscenze, blog, convention);
• la valutazione di logiche organizzative per l’IT (ad esempio la smitizzazione dell’outsourcing e dell’offshoring);
• una finestra sugli sviluppi e le sfide future dell’IT (che dovrà avere, secondo l’intervistato, al centro dell’attenzione la standardizzazione, la business intelligence, le infrastrutture).

Buona lettura